ISPER HR Review
Settimanale sul mondo HR
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ISSN 3035-4420 - ISPER HR Review [Sitoweb in aggiornamento settimanale]
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La Corte di Cassazione ha affermato il seguente principio di diritto: “L’uso del telepass (telepedaggio) come modalità (anche) di controllo organizzativo interno non costituisce un controllo a distanza vietato dall’art. 4 della Legge n. 300/1970, essendo un apparecchio montato sull'automezzo con finalità diverse e noto al dipendente utilizzatore dell’automezzo su cui è installato”.
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Nell’ambito dell’esercizio dell’attività di impresa, un datore di lavoro può sopprimere una posizione lavorativa.
Tale tipologia di recesso è denominata licenziamento per giustificato motivo oggettivo con l’acronimo GMO che per la sua validità deve configurarsi come extrema ratio.
I significativi cambiamenti che hanno caratterizzato la società europea negli ultimi decenni, hanno consolidato la consapevolezza che il BENESSERE sia uno dei valori fondamentali verso cui l’uomo vuole tendere.
Attraverso dinamiche e processi di maturazione differenti, tale consapevolezza è penetrata anche nel mondo delle organizzazioni aziendali, che dunque si sono attrezzate per costruire sistemi in cui le persone, anche sul lavoro, possano percepire un vissuto caratterizzato da qualità, spazi di espressione e crescita personali, attenzione alle componenti umane del rapporto con colleghi e dirigenti.
Tale fenomeno, evidenzia come i lavoratori sempre più pongano questo desiderio di benessere al centro del loro asset decisionale, quale elemento che ne determina i comportamenti e il livello di fidelizzazione all’azienda, ma anche l’attrattività che altre aziende esercitano su di loro.
La recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio ormai consolidato: l’abuso dei permessi concessi ai sensi della Legge 104/1992 per l’assistenza a familiari disabili può legittimamente condurre al licenziamento per giusta causa. Il caso in esame riguarda un lavoratore che, anziché dedicare il tempo concesso ai fini assistenziali, lo utilizzava in parte per attività personali, come dimostrato da un’indagine investigativa. La decisione della Suprema Corte si inserisce in un filone giurisprudenziale che mira a tutelare l’effettività del beneficio, garantendo che venga utilizzato esclusivamente per la finalità per cui è stato previsto.
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Dal 1° aprile 2024, la legislazione temporanea che garantiva il diritto di smart working ai lavoratori disabili, è stata sostituita dall’art. 18, comma 3-bis, della Legge n. 81/2017 che prevede ora una semplice “priorità” per svolgere la prestazione di lavoro in modalità di lavoro agile, laddove vi siano degli accordi individuali di smart working, a favore di:
• lavoratori e lavoratrici disabili in situazione di gravità accertata;
• genitori di figli fino a 12 anni di età;
• genitori di figli disabili;
• caregiver.
La legislazione nazionale e sovranazionale prevede, però, anche l’obbligo per i datori di lavoro di adottare, nei confronti delle persone con disabilità, degli accomodamenti ragionevoli, come ad esempio una modifica alla mansione o all’ambiente di lavoro, necessaria per consentire a un dipendente con disabilità di svolgere il proprio lavoro.