ISPER HR Review
Settimanale sul mondo HR
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ISSN 3035-4420 - ISPER HR Review [Sitoweb in aggiornamento settimanale]
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La vicenda in esame, recentemente scrutinata dalla Suprema Corte di Cassazione e che ha suscitato dibattiti non solo nella comunità scientifica - giuslavoristica, ma nell’intero mondo “HR”, muove da un licenziamento disciplinare, irrogato nel 2019 da parte di una società per azioni nei confronti di una lavoratrice, cui era stato contestato di aver pubblicato, sul proprio profilo Facebook, una serie di frasi diffamatorie ed offensive, sia nei confronti della società datrice di lavoro, sia nei confronti della persona dell’amministratore delegato della medesima.
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Parlare di sessismo oggi non significa solo affrontare comportamenti apertamente discriminatori, ma anche comprendere e disinnescare quei piccoli gesti e atteggiamenti che, pur senza dolo, generano effetti negativi profondi sulle persone e sulle organizzazioni.
Gli ambienti di lavoro, che dovrebbero essere luoghi di crescita e valorizzazione del talento, rischiano spesso di amplificare stereotipi di genere attraverso dinamiche culturali che passano inosservate.
La Corte di Cassazione ha recentemente affermato che: “In mancanza di informazione da parte del datore di lavoro, in un contratto a tempo determinato sia “ordinario” che stagionale, del diritto di precedenza di cui gode il lavoratore, pur in presenza di un obbligo, seppur non sanzionato, nasce, in favore del lavoratore, un diritto al risarcimento del danno la cui determinazione è rimessa al giudice del merito”.
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Un lavoratore può essere licenziato a seguito della sua condanna in sede penale per fatti commessi nell'esercizio delle sue funzioni.
Tale risoluzione del rapporto di lavoro dovrà avere natura disciplinare e rispettare i generali requisiti di:
• immediatezza e specificità della contestazione;
• garanzia del diritto di difesa del lavoratore;
• tempestività nella comminazione del provvedimento disciplinare espulsivo, a seguito della condanna riportata in sede penale o anche prima della sentenza, se il datore dispone di elementi sufficienti per procedere in sede disciplinare, senza dover attendere la decisione del Giudice penale.
L’intelligenza artificiale rappresenta un vero e proprio cambiamento di paradigma che sta ridefinendo il modo in cui lavoriamo, pensiamo e interagiamo, creando nuove professioni e, al contempo, rendendone obsolete altre. Al di là della nascita di nuove occupazioni, l’effetto principale dell’introduzione dell’IA nel mondo produttivo sarà quello di trasformare le attività lavorative: il lavoro non sarà più come prima, verrà modificato in ragione di come le tecnologie saranno integrate nelle attività lavorative.
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