
Lavoro al Femminile
Lo stato dell'arte in due report
Recenti norme e prassi di riferimento sulla parità di genere aiuteranno a creare e sostenere processi organizzativi a favore della diversity&inclusion e a costruire le basi per processi di engagement e retention di tutte le risorse umane coinvolte ad ogni livello.
Al di là di tale spinta normativa, i 2 testi recensiti qui di seguito “Gender Policies Report 2022” e “Le Imprese femminili in Italia” offrono, da parte di due importanti istituzioni italiane, una fotografia aggiornata al 2022 della condizione femminile del lavoro in Italia.
Monica Esposito (a cura di)
GENDER POLICIES REPORT 2022
INAPP, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, 2022, pagg. 202
Recensione a cura di Elisabetta Crolla Gianolio
L’attuale scenario di crisi globale pone una serie di nuovi ostacoli da affrontare e determina un quadro in cui le disparità di genere si moltiplicano, talvolta in relazione a fattori strutturali già noti, in altri casi a causa di nuove e insidiose sfide per la parità di genere.
Focalizzando l’attenzione sulle evoluzioni intervenute nel contesto, il Report 2022 si pone l’intento di indagare le implicazioni di genere che hanno contrassegnato, nell’anno di riferimento, in generale il mondo del lavoro e in particolare le forze lavoro, al fine di contribuire, ad una sempre maggiore conoscenza dei fenomeni e delle problematiche, fondamentale per orientare il dibattito pubblico e le azioni future, anche a livello politico.
I contributi sulle tematiche affrontate nei diversi capitoli, a partire da una necessaria riflessione sul mercato del lavoro, in particolar modo quello italiano già caratterizzato, ben prima dell’irruzione della pandemia, da elevate e crescenti disuguaglianze, approfondiscono questioni rilevanti per le loro implicazioni in ottica di genere, capaci di intercettare i cambiamenti intervenuti nel contesto e affrontarli proponendo risposte nella direzione della parità.
Dal Report emerge chiaramente che, nonostante la crescita dell’occupazione registrata nel 2022, le donne continuano a essere penalizzate.
Poco più della metà (51,4%) ha un lavoro, mentre per gli uomini il tasso di occupazione è al 69,5%. Inoltre, la percentuale di donne che lavorano part-time (49%) supera di circa 22 punti quella degli uomini (26,2%).
A penalizzare ulteriormente le donne è anche un nuovo fenomeno: la discriminazione degli algoritmi da parte delle piattaforme digitali.
Tali strumenti, infatti, risentono di stereotipi e pregiudizi di chi li ha ideati e costruiti.
Ne deriva che nel mercato del lavoro digitale si riproducono tali e quali gli atteggiamenti discriminatori che si riscontrano nei lavori tradizionali.


LE IMPRESE FEMMINILI IN ITALIA: CARATTERISTICHE ED EVOLUZIONE
V Rapporto Nazionale Imprenditoria Femminile
Unioncamere 2022, pagg. 55
Recensione a cura di Elisabetta Crolla Gianolio
L’impresa, dedita alla produzione di beni e servizi, svolge un ruolo cardine ai fini dello sviluppo economico, attorno al quale ruotano tutti gli altri settori istituzionali.
In questa prospettiva, tra le varie forme di imprenditoria che stanno emergendo o si stanno affermando, vi è certamente quella femminile.
In Italia, le imprese guidate da donne sono un milione e 342mila.
Si tratta di imprese concentrate perlopiù nel settore dei servizi e meno nel settore primario (15,4%) e nell’industria (11,3%).
Così, quello femminile risulta un segmento produttivo meno “industrializzato”, dato che solo 11,3 imprese rosa su 100 operano nell’industria, a fronte del 26,6% di quelle maschili.
Per quanto riguarda l’ambito dell’artigianato, che ha perso circa 3mila e seicento imprese nell’ultimo anno, quelle femminili sono poco più di 219 mila e rappresentano il 16,3% delle imprese guidate da donne, con un aumento dello 0,3% (+737 unità) rispetto all’anno precedente, invertendo in tal modo la tendenza nazionale.
Il Mezzogiorno si dimostra l’area dove è maggiore la presenza femminile nel tessuto imprenditoriale: a fronte di una media nazionale del 22%, nel Meridione le imprese femminili raggiungono il 23,7% del totale dell’area (oltre 494 mila imprese rosa in termini assoluti), laddove nel Nord la quota corrispondente supera di poco il 20% (551 mila).
Anche nel Centro, in realtà, le imprenditrici rivestono un ruolo piuttosto significativo, rappresentando il 23,1% del totale imprenditoriale della ripartizione (oltre 296 mila imprese guidate da donne).
La Lombardia è la regione con il maggiore numero di imprese femminili (182.000, circa il 36% del totale nazionale).
Seguono la Campania (140.208 imprese femminili), il Lazio (140.088), la Sicilia (116.722) e il Veneto (97.293).
Vi è poi un’altra importante componente della base imprenditoriale femminile: quella giovanile.
Le imprese guidate da giovani donne sono circa 151mila, vale a dire l’11% del totale delle imprese femminili, mentre per gli uomini la stessa percentuale è dell’8,2%.
Un dato interessante è anche quello legato al processo migratorio, che ha visto il nostro Paese terra di approdo di molti stranieri alla ricerca di opportunità lavorative e di benessere.
Le imprese straniere femminili ammontano a oltre 156 mila, l’11,6% del totale delle imprese guidate da donne, mentre tra quelle maschili le imprese straniere sono il 10,3%.
Recensioni a cura di Elisabetta Crolla Gianolio
Tratto da "Panorama Risorse Umane" - Documentazione e notizie su Sviluppo e Gestione delle Persone - Uno dei servizi dell'Abbonamento ISPER
Immagine di apertura: foto di Gerd Altmann da Pixabay
Frecce: elaborazione su foto di Veronica Bosley da Pixabay