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Cultura delle Risorse Umane

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Elisabetta Crolla Gianolio

N° 233

20 novembre 2024

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IL LAVORO NON SARÀ MAI PIÙ COME PRIMA. Gli impatti dell'intelligenza artificiale e della automazione tecnologica sul lavoro come lo conosciamo oggi

Francesco Rotondi, Armando Tursi (a cura di)

IL LAVORO NON SARÀ MAI PIÙ COME PRIMA. Gli impatti dell'intelligenza artificiale e della automazione tecnologica sul lavoro come lo conosciamo oggi

Gruppo 24 Ore 2024, pagg. 192, € 30,00
Recensione a cura di Elisabetta Crolla Gianolio

L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta un vero e proprio cambiamento di paradigma che sta ridefinendo il modo in cui lavoriamo, pensiamo e interagiamo, creando nuove professioni e, al contempo, rendendone obsolete altre.

Al di là della nascita di nuove occupazioni, l’effetto principale dell’introduzione dell’IA nel mondo produttivo sarà quello di trasformare le attività lavorative: il lavoro non sarà più come prima, verrà modificato in ragione di come le tecnologie saranno integrate nelle attività lavorative, ossia in base a quali compiti andranno a sostituire, coadiuvare o modificare.

A partire dalla provocazione di una prefazione (solo quella) redatta da Chat GPT, il volume esplora in profondità gli impatti di questa tecnologia rivoluzionaria sul mondo del lavoro, indicando le sfide e le opportunità che ci attendono - dall’automazione dei compiti ripetitivi all’analisi predittiva, fino all’interazione uomo-macchina sempre più sofisticata.

E affrontando anche le implicazioni etiche e sociali dell’IA.

Quali sono i rischi per la privacy e la sicurezza?

Come possiamo garantire che i benefici dell’IA siano distribuiti equamente?

Quali competenze richiede il nuovo panorama lavorativo?

Queste alcune delle domande cui il testo si propone di rispondere per aiutarci a comprendere come i cambiamenti tecnologici influenzeranno la nostra vita di tutti i giorni, l’economia, la società.

Una raccolta di saggi che offre una visione a 360 gradi del futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale.

Un lavoro collettivo, dove il tema dell’IA viene affrontato da molteplici punti di vista - istituzionale, imprenditoriale, sociologico e umano.

Perché nessun sistema complesso come l’IA può essere trattato da un unico professionista, sostiene Rotondi.

Il testo è diviso in due parti.

La prima parte, Gli impatti dell’intelligenza artificiale e della automazione tecnologica sul lavoro, riporta gli interventi del presidente del Cnel Renato Brunetta, del sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon e dei due curatori del volume, Francesco Rotondi e Armando Tursi.

La seconda parte, La visione dei manager d’azienda, riunisce i contributi di docenti universitari e di manager di grandi gruppi nel settore delle Risorse Umane e Ceo di aziende tecnologiche innovative:

  • Luca Solari, professore ordinario di Organizzazione Aziendale;
  • Anna Gionfriddo Country Manager ManpowerGroup Italia;
  • Francesca Manili Pessina, EPV Human Resources and Facility Management in Sky Italia;
  • Emanuela Teatini, Organization and HR Director Siram Veolia;
  • Roberto Zecchino, Deputy General Manager & Corporate Vice President Human Resources Bosch Group South Europe;
  • Marco Russomando, Chief Human Resources Officer Illimity Bank;
  • Guido Stratta, Founder e CEO IlMareinTasca, Founder e Presidente di Accademia della Gentilezza già Direttore Personale & Organizzazione Gruppo ENEL;
  • Gianpiero Tufilli, e Simona Irosa, International Human Resources Director e HR Business Partner di Thales Italia Spa;
  • Luca Trevisan, Direttore Human Resources Contship Group;
  • Alessandro Premoli, Head of HR Autogrill Italia S.p.A.

Ogni capitolo propone un’analisi approfondita dei vari aspetti dell’IA, dalla sua applicazione nelle industrie tradizionali alle nuove opportunità emergenti.

Da un punto di vista economico, l’adozione e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, scrive Renato Brunetta nell’Introduzione al volume, sono identificati nella riflessione scientifica e nel dibattito pubblico internazionale quali fattori fondamentali per la crescita economica e per la competitività dei Paesi, con rilevanti aspettative in termini di aumenti di produttività, che però avverranno al prezzo di profonde trasformazioni del sistema produttivo e dell’organizzazione del lavoro, con ricadute che dovranno essere adeguatamente gestite al fine di garantire la sostenibilità economica e sociale del cambiamento in corso”.

Senza dubbio, uno degli ambiti in cui l’impatto dell’IA potrà avere effetti dirompenti è quello relativo sia alle dinamiche dei mercati del lavoro sia ai rapporti di lavoro, sostiene Brunetta.

Emerge, di conseguenza, la fondamentale importanza del ruolo delle parti sociali e dei corpi intermedi, attori chiamati in prima persona alla costruzione di azioni, procedure e discipline contrattuali collettive per la garanzia di percorsi professionali stabili, di salari dignitosi e di utilizzo delle tecnologie per il miglioramento delle condizioni di lavoro e nel rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori”.

Il progresso relativo all’intelligenza artificiale, così come ogni altra innovazione tecnologica che ha facilitato il lavoro dell’uomo, scrive Claudio Durigon, impatterà sia sul lavoro sia sul capitale, qualificandosi di per sé come una grande sfida, con tutti i rischi che questa comporta, dal punto di vista sociale e occupazionale.

Quello a cui siamo esposti è un fenomeno che non può essere fermato, ma solo indirizzato.

Il ruolo dei decisori politici è quello di fare scelte per governare il fenomeno nei prossimi anni, regolandone gli effetti impattanti sulla vita delle persone e mitigandone i rischi.

Durigon segnala l’importanza di dare un governo al fenomeno: “L’apertura alle innovazioni deve essere bilanciata dalla giusta ponderazione degli interessi in relazione al quadro di valori repubblicano e costituzionale.

Tenendo ben a mente che il progresso di suo, non è necessariamente positivo o negativo. È l’uso che se ne fa a determinarne la natura”.

Francesco Rotondi mette in guardia dagli effetti che l’introduzione massiva della IA nel mondo del lavoro potrebbe avere, tra i quali quello relativo alla possibilità che i processi decisionali determinino forme di discriminazione indiretta - e il più delle volte inconsapevoli - generate dalla fonte da cui alcuni dati vengono attinti, dall’aggregazione di quegli stessi dati ma anche dalla logica di valorizzazione dei diversi elementi acquisiti.

Rotondi si chiede inoltre se il mondo delle Risorse Umane, inteso nella sua accezione più ampia possibile, sia pronto o meno ad accogliere o comunque a gestire il cambiamento di un lavoro che “non sarà più come prima”.

Il primo elemento da prendere in considerazione, scrive, è quello della formazione e delle nuove competenze della funzione HR.

La sfida del futuro non sarà legata solo alla capacità di leggere dei dati ma su altri elementi che non rientrano nella formazione “classica” dell’HR.

La funzione HR dovrà dare il massimo sfogo alle c.d. soft skills, alla capacità di innovare inventando nuovi modelli, che in larga misura le sono già propri ma non del tutto espressi negli attuali contesti.

A questa parte creativa però è indispensabile che si associ la capacità tecnica di conoscere i meccanismi di funzionamento dell’IA”.

Oltre agli attori protagonisti del mondo del lavoro, dagli HR ai lavoratori dipendenti, il cambiamento indotto dall’IA non lascia indenne nemmeno il sindacato, per il quale l’IA rappresenta una sfida forse più grande che per gli altri, poiché questa tecnologia e ciò che essa porta nel mondo del lavoro è molto distante dal modello e dalle tematiche rispetto alle quali lo stesso sindacato si è storicamente approcciato a lavoratori ed azienda.

Dovrà, quindi, evolvere le proprie piattaforme rivendicative - sostiene Rotondi - per evitare il rischio che larghe fette del mondo del lavoro non si riconoscano più nel sindacato o, meglio, che il sindacato non sia nelle condizioni di intercettare i bisogni di quella classe di lavoratori che hanno subito una transizione o nascono “digitali”.

Non v’è dubbio che l’intelligenza artificiale sia un fenomeno tecno-sociale pervasivo, al punto da assurgere ad asse portante di una nuova rivoluzione industriale, scrive Armando Tursi.

In sostanza, si tratta di un particolare aspetto dell’informatica, che rappresenta uno dei fattori di mutamento dell’organizzazione e dello svolgimento della prestazione lavorativa, che pone al giurista del lavoro nuove problematiche.

Il punto essenziale, sul piano non solo giuridico ma anche etico, è quello dell’individuazione del momento in cui l’intelligenza artificiale, da fattore utilizzato dal lavoratore come ausilio nell’esecuzione della prestazione, passa a fattore determinante della stessa prestazione, della quale non modula più esclusivamente i tempi e metodi di lavoro, ma fissa anche il contenuto”.

Molti ritengono che l’irrompere di strumenti digitali sia destinato a cambiare la concezione del lavoro e del rapporto tra persona e macchina, chiamati a una necessaria integrazione e, in qualche misura, sostituzione con gli strumenti digitali.

Certamente l’IA è un fenomeno che impatta potenzialmente su tutte le dimensioni della compagine sociale e della stessa esistenza umana, con una progressione che pare difficile considerare guidata e governata, se non in maniera parziale.

Inoltre, la qualità dell’impatto sull’insieme dei mondi vitali delle persone - tra i quali quello del lavoro - sembra diversa dalle “rivoluzioni” scientifiche e tecnologiche precedenti, se non altro perché si moltiplica esponenzialmente la capacità di effettuare calcoli, stime valutative, ipotesi predittive su fatti ma anche su condotte umane, con una precisione statistica decisamente maggiore rispetto al passato, tanto da dare luogo a macchine che non funzionano semplicemente in base ad algoritmi esecutivi, ma potenziano anche il processo di output attraverso algoritmi di apprendimento o “generativi”.

L’IA, infine, è anche lo strumento, sostiene Tursi, che consente di simulare in maniera sempre più realistica relazioni in presenza che in effetti avvengono da remoto, diminuendo in tal modo la rilevanza non solo del luogo in cui “si fa” qualcosa, ma anche, conseguentemente, del tempo impiegato o da impiegarsi per farlo.

Una vera e propria “destrutturazione” del tempo e del luogo di lavoro, di cui è esempio oggi paradigmatico il lavoro agile.

In appendice è riportato un estratto del Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale.

L’obiettivo del volume è duplice: informare e ispirare.

Informare i lettori sulle trasformazioni in atto e sulle competenze necessarie per adattarsi e ispirare una riflessione profonda su come possiamo plasmare un futuro in cui l’IA non sia solo uno strumento di efficienza, ma anche un fattore di progresso umano.

Se il lavoro non sarà mai più come prima, occorre essere pronti al cambiamento per governarlo e non subirlo.

Un invito, quindi, a guardare con coraggio e ottimismo a un futuro in cui l’Intelligenza Artificiale, se ben gestita, può essere una forza positiva, capace di migliorare la qualità della vita e di creare nuove opportunità per tutti.


Tratto da "Panorama Risorse Umane" - Documentazione e notizie su Sviluppo e Gestione delle Persone - Uno dei servizi dell'Abbonamento ISPER

Immagine di apertura: elaborazione su Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Frecce: elaborazione su foto di Veronica Bosley da Pixabay