Area
Cultura delle Risorse Umane

Topic
Motivazione

Centro Studi ISPER

N° 11

8 aprile 2020

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Organizzazioni Emotive
(intelligenti e creative)

Luciano Pilotti

McGraw-Hill Education 2019, pagg. 261, € 35,00

Nella società della conoscenza, delle pratiche dei saperi e dei mondi digitali, il fattore strategico del futuro non sarà tanto la disponibilità di materie prime o di tecnologie avanzate, quanto piuttosto la qualità del capitale umano e delle relazioni che le danno forma organizzata.

Obiettivo del volume è quello di fare luce su questa evoluzione che riporta la persona al centro dei processi, guardando ai rapporti tra organizzazioni, digitalizzazione ed emozioni, per ricongiungere ciò che il fordismo aveva separato: macchine e uomo; intellettuale e manuale; mente, corpo e coscienza; intelligenza ed azione; individuo e comunità.

Le organizzazioni dovranno essere coinvolgenti e partecipative per consentire la transizione concreta da approcci tecno-centrici (per rigidità e pesantezza) ad approcci antropocentrici (per leggerezza e flessibilità) verso organizzazioni eco-resilienti e motivanti, puntando a costruire un nuovo Umanesimo del Lavoro.

Dove temi come valore condiviso, ruolo degli stakeholder, progetti per le comunità, e valori quali integrità, responsabilità, legalità, saranno parte essenziale del nostro agire quotidiano.

La crescita delle prestazioni di welfare aziendale che integrano in modo sempre più rilevante il compenso monetario pagato al lavoro dipendente, è una delle manifestazioni più significative del processo di coinvolgimento reciproco che si sta realizzando tra le imprese e i loro dipendenti.

Le aziende prendono iniziative che vanno in questa direzione perché si trovano ad affrontare livelli crescenti di complessità, che impongono di mobilitare l’autonomia intelligente delle persone, a cui vengono affidate decisioni e prestazioni critiche per il risultato da conseguire.

D’altra parte, le persone che accettano di operare in tale prospettiva di condivisione progettuale e di rischio, possono farlo efficacemente soltanto se mettono in gioco la loro partecipazione emotiva – non solo strumentale - alle scelte da fare e ai processi che ne derivano.

Ma, per farlo, hanno bisogno di vivere in un ambiente in cui si sentano considerati e valorizzati in quanto persone, portatrici di fini propri, e non come semplici mezzi da usare strumentalmente per raggiungere finalità decise da altri.

Si apre così una prospettiva di condivisione dei fini, in cui il valore viene creato attraverso la collaborazione intersoggettiva, diventando, in questo modo, uno shared value, un valore co-prodotto da tutti i soggetti coinvolti: imprenditori, manager, lavoratori dipendenti, fornitori, gruppi sociali presenti nei territori di insediamento.

La co-produzione di valore implica però cambiamenti non sempre facili da adottare.

In primo luogo, essa richiede lo sviluppo di una visione del lavoro diversa da quella gerarchica e strumentale del passato, dando spazio alle aspettative, ai significati, all’assunzione di rischio da parte delle persone coinvolte nei processi di generazione del valore. In secondo luogo, l’azienda si trova ad assumere una responsabilità che la rende partecipe delle esigenze e dei desideri delle persone coinvolte.

Il libro mette a fuoco questa trasformazione del rapporto tra aziende e lavoro, nei suoi vari aspetti. Due in particolare:

  • la corresponsabilizzazione sul risultato, che si traduce in un rapporto di collaborazione produttiva tra l’azienda e il dipendente su obiettivi condivisi e che va organizzata adottando nuove procedure, misure, significati condivisi;
  • l’interesse crescente delle due parti del rapporto di lavoro per il welfare aziendale, ossia per prestazioni specifiche che le aziende - in forma individuale o collettiva – predispongono a favore dei propri dipendenti.

Perché “il lavoro – sostiene l’autore – non può essere il fine ultimo della nostra esistenza, ma un mezzo attraverso il quale rispondere alle necessità della vita, essere di supporto agli altri e possibilmente cambiando in positivo, trasformando e migliorando gli spazi organizzati di chi sta intorno a noi”.

Un ambiente manageriale efficace ed eccellente è allora quello in cui si promuove una visione di emotional management - per il quale si richiedono competenze emotive quali motivazione, consapevolezza, empatia, autocontrollo, abilità sociali - e si investe su relazioni di prossimità, ascolto, interazione, collaborazione.

Con l’obiettivo di creare squadre coese e orizzontali, per un lavoro condiviso e di senso, in luoghi adatti ad accogliere, apprendere, formare e integrare.

Recensione a cura di Elisabetta Crolla Gianolio

Tratto da "Panorama Risorse Umane" - Documentazione e notizie su Sviluppo e Gestione delle Persone - Uno dei servizi dell'Abbonamento ISPER