Area
Cultura delle Risorse Umane

Topic
Management

Luisa Macciocca

N° 193

24 gennaio 2024

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Age Management: il valore dell’integrazione intergenerazionale - Prima parte

Perchè questo tema

Il mondo del lavoro è profondamente mutato e continua a mutare sempre più velocemente, creando i presupposti per realizzare strutture, ruoli e comportamenti sempre più flessibili, quasi “liquidi”.

In questa trasformazione, non solo organizzativa, ma soprattutto sociale e culturale, le imprese si sono trovate sempre più spesso di fronte ad una composizione di forza lavoro molto variegata.

In molte aziende, oggi, sono presenti quattro generazioni di persone, portatori di know-how, esperienze e aspettative profondamente diverse.

Infatti, già da qualche anno sono entrati in azienda giovani appartenenti alla più recente generazione Z, portatori di aspettative diverse dai giovani X, Y e, soprattutto, dai Boomers, ancora attivi in molte aziende.

Sta inoltre crescendo una nuova generazione, quella dei nati dal 2010 in poi, che arriverà sui luoghi di lavoro tra pochissimi anni.

Occorre quindi saper gestire, anzi anticipare, questi mutamenti di scenario. Le persone si dovranno abituare a questo veloce susseguirsi generazionale, un tempo molto più lento.

Questa ricchezza di diversità, portatrice di sinergia intergenerazionale, deve essere compresa da tutti, per poter realizzare l’auspicata integrazione di competenze, di attitudini e di visioni che può condurre l’azienda al successo in mercati sempre più competitivi.

Obiettivo

Questo articolo ha l’obiettivo di condividere riflessioni ed esperienze, al fine di trarre vantaggio da questa situazione, prevenendo il rischio di incomprensioni o di veri e propri conflitti tra persone appartenenti a generazioni diverse, che devono comunque lavorare insieme per sviluppare sinergia nei team e stimolare l’innovazione che scaturisce proprio dalla diversità.

Argomenti

Per realizzare la condivisione, nelle pagine che seguono sono trattati i seguenti argomenti:

in questa prima prima parte parliamo di:

  • Age Management
  • Le principali diversità tra le generazioni
  • Un po’ di dati

Nella seconda parte parleremo di:

  • La diversità come fonte di apprendimento reciproco e di ricchezza per le aziende
  • Le iniziative aziendali per valorizzare i punti di forza delle diverse generazioni presenti nell’ambiente di lavoro
  • Uno sguardo al futuro: introduzione alla generazione Alpha

Age MANAGEMENT

L’Age Management fa parte del concetto più ampio di Diversity Management e si realizza in una serie di interventi aziendali strutturati e tra loro coerenti, aventi l’obiettivo di valorizzare i punti di forza delle persone in considerazione della loro età anagrafica.

La diversità di età, così come quella culturale, di genere di razza, di esperienza, ecc., se valorizzata, può aumentare il valore delle persone stesse e influire in maniera significativa sul business aziendale.

Le analisi dei dati raccolti in diversi studi confermano che un lavoratore su cinque ha più di 55 anni e che in azienda possono essere ancora presenti fino a quattro generazioni, che devono interagire e collaborare in modo efficace pur avendo esperienze, competenze e approcci lavorativi diversi.

L’impegno è quello di creare una integrazione tra le generazioni, attraverso la revisione continua delle attività previste dai ruoli e delle competenze necessarie per realizzarle.

Una sistematica applicazione di buone pratiche nella gestione delle età aiuta le organizzazioni:

  • a prepararsi all’inevitabile invecchiamento della forza lavoro
  • a contribuire al prolungamento positivo della vita lavorativa (spesso subìto per legge)
  • a promuovere l’equità tra lavoratori appartenenti a diverse fasce d’età.

La buona riuscita delle politiche di Age Management dipende anche dalla capacità dell’azienda di focalizzarsi sulla gestione di tutte le fasce di età, prevedendo orizzonti temporali ampi e analizzando la possibile integrazione intergenerazionale, senza privilegiare soltanto alcune fasce.

Le principali diversità tra generazioni

L’esperienza e gli studi suggeriscono che le persone più senior tendono a perdere progressivamente alcune capacità lavorative, ma in compenso giungono a disporre di competenze non possedute in modo significativo nelle fasi di vita precedenti.

Questi studi, se da un lato riconoscono alcuni possibili effetti legati all’età, in particolare la diminuzione della performance fisica e della velocità di apprendimento delle novità, dall’altro lato sottolineano i vantaggi associati all’esperienza del job specific e al miglioramento delle skills socio-relazionali.

Naturalmente sono studi effettuati su campioni di popolazione, che offrono alcune indicazioni e non vogliono affermare che questi fenomeni siano applicabili in modo generalizzato.

Le aziende, dal canto loro, gestiscono questa diversità con attività di Comunicazione Interna e di Formazione per diffondere la loro visione positiva sulla ricchezza che essa comporta.

Nello specifico, per fare un esempio, durante le attività svolte per sviluppare la consapevolezza delle persone su questo argomento, una riflessione che viene richiesta di effettuare in team misti composti da persone appartenenti a varie fasce di età, è proprio la seguente: “Quali sono, secondo la vostra esperienza aziendale, le capacità maggiormente possedute da persone più senior e quelle possedute da persone più giovani?, con l’evidente scopo di pensare alla diversità, senza etichettare fasce di età specifiche, che renderebbero difficoltosa la riflessione, e anche di riflettere solo sugli aspetti positivi.

Nel riquadro 1. vengono riportate le risposte più frequenti a questa domanda, anche con un pizzico di ironia, fornite da un campione di circa 150 persone che hanno partecipato a 10 workshop sull’argomento in Italia.

Riquadro 1. Capacità possedute in misura maggiore (in Italia)

Riquadro 1

La stessa domanda rivolta a campioni più ampi di popolazione aziendale durante ricerche ad hoc a livello globale realizzate da grandi istituti di ricerca mostrano i risultati nel riquadro 2, nel quale emergono delle conferme sugli esiti esposti nel riquadro 1. e degli ulteriori aspetti sui quali riflettere.

Riquadro 2. Capacità possedute in misura maggiore (a livello globale)

Riquadro 2

Un po’ di dati

Per comprendere meglio l’importanza di questa riflessione vediamo alcuni dati sulla composizione della forza lavoro, oggi e in prospettiva.

Innanzitutto consideriamo che il termine Generazione da un punto di vista sociologico indica l’insieme di persone che hanno vissuto nello stesso periodo storico e che sono stati influenzati dagli eventi che lo hanno caratterizzato.

Sono persone con esperienze di vita e dinamiche socio-culturali simili, che le hanno portate a “generare” comportamenti comuni.

Come abbiamo visto, in uno stesso periodo di tempo, possono essere presenti più generazioni.

Quelle più recenti e attualmente presenti in azienda sono a confronto nel riquadro 3.

Riquadro 3. Generazioni a confronto

Riquadro 3

Da questo sintetico confronto è ovvio comprendere quanto potrebbe risultare difficile la comunicazione e la relazione interpersonale nelle organizzazioni, soprattutto tra le generazioni più distanti.

Ma è proprio questa diversità che rende interessante la loro gestione, in una sfida a lavorare insieme per sviluppare sinergia e innovazione, aumentando considerevolmente la competitività delle imprese.

(Segue nella seconda parte pubblicata sul numero 196 del 7 Febbraio 2024)


Tratto da "Personale e Lavoro Rivista di cultura delle Risorse Umane - n° 659 - Ottobre 2023
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Immagine di apertura: elaborazione su Image by Markus Winkler from Pixabay
Frecce: elaborazione su foto di Veronica Bosley da Pixabay