Area
Cultura delle Risorse Umane

Topic
Psicologia del Lavoro

Angelo Zega

N° 168

31 maggio 2023

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Wellbeing coaching: impariamo
ad allenare il benessere
Prima di quattro parti

Parte 1 - False Credenze - Cosa non è il wellbeing

ll benessere non è una condizione che ci viene naturale, è uno stato che dobbiamo perseguire e per il quale dobbiamo continuamente lavorare.

Spesso il benessere viene erroneamente associato al piacere, ma questa è una falsa credenza; non sempre purtroppo le due dimensioni coincidono anzi, frequentemente, sono in contrapposizione.

In psicologia è noto che crescere significa allontanarsi dall’amato “Principio del Piacere” per avvicinarsi sempre più al meno allettante ma più concreto e salvifico “Principio di Realtà”; questo comporta inevitabili passaggi dolorosi, addirittura depressivi, ma necessari per poter affrontare con consapevolezza ed armonia, con sé stessi e con il contesto, una vita adulta.

Ebbene, il wellbeing, il benessere non sfugge a questa regola.

Wellbeing coaching: la fatica di allenarci per il nostro benessere

False credenze

A prima vista potrebbe apparire un paradosso: … faticare per stare bene?

Si è portati a credere che quella del benessere sia una condizione alla quale tendiamo naturalmente, ma siamo sicuri che sia veramente così?

Sono convinto che questo non sia uno stato mentale al quale tendiamo istintivamente, come il nutrirsi o il proteggerci, il benessere non è una condizione che ci viene naturale, è uno stato che dobbiamo perseguire e per il quale dobbiamo continuamente lavorare.

Senza arrivare ai disturbi compulsivi legati all’uso di stupefacenti, di alcool o alla dipendenza dal gioco, concentriamoci per un attimo su alcune semplici abitudini di vita quotidiane, comuni a tutti e facciamo un piccolo esercizio di mindfulness, ascoltiamoci, utilizzando l’“Atteggiamento dell’Esploratore” prestando cioè particolare ed esclusiva attenzione alle sensazioni che percepiamo nel visualizzarle:

  • Sai rinunciare ai succulenti intingoli culinari anche a fronte della consapevolezza di quanto possono essere dannosi per il colesterolo, la glicemia, i trigliceridi, ecc.?
  • Se sei o sei stato fumatore, quante volte nell’accenderti una sigaretta hai pensato di smettere perché consapevole dei danni che ti stavi procurando?
  • Quanto sei prigioniero, dei bias cognitivi sul sonno (chi dorme non piglia pesce, a me bastano solo due ore di sonno, quello pensa solo a dormire)? Pur consapevole dell’importanza del rispetto dei ritmi vitali sonno / veglia, quanto sei influenzato dalla considerazione comune che il primo sia una perdita di tempo a scapito della seconda?
  • Quotidianamente, quanto tempo dedichi all’attività fisica? Tutti sappiamo quanto una regolare, seppur modesta, attività fisica possa fare bene, ma quanto tempo dedichiamo a questo? Quanti di noi riescono a non subire il fascino segreto dell’ascensore o delle scale mobili a scapito delle odiate scale?

Con questi esempi potremmo andare avanti per ore semplicemente perché frequentemente, purtroppo, il piacere è legato soltanto al momento, all’attimo fuggente, non ha progettualità a differenza del benessere che, viceversa, si fonda sull’idea del mantenimento e dello sviluppo della nostra unicità.

In psicologia è noto che crescere significa allontanarsi dall’amato “Principio del Piacere” per avvicinarsi sempre più al meno allettante ma più concreto e salvifico “Principio di Realtà”; questo comporta inevitabili passaggi dolorosi, addirittura depressivi (di Kleiniana memoria), ma necessari per poter affrontare con consapevolezza ed armonia, con sé stessi e con il contesto, una vita adulta.

Ebbene, il Wellbeing, il benessere non sfugge a questa regola.

Se dovessi dare una definizione del “non wellbeing”, propenderei per la seguente:

Il vivere uno stato di piacere, godendone il momento, indipendentemente dalle ricadute e dagli effetti sulle altre dimensioni: cognitiva/emozionale, relazionale e sociale.

Sganciato, quindi, da una progettualità più ampia mirata alla creazione di un MINDSET consapevole ed armonico con sé stessi e con il contesto”.

… e con questo non voglio in alcun modo dare un giudizio morale, non vi è nulla di sbagliato a viversi un momento di piacere, è soltanto una costatazione e una differenziazione con quello che io ritengo essere il wellbeing.

Per terminare questa prima parte del “Wellbeing Coaching”, vorrei assegnare, ma soltanto per chi se la sente e vuole mettersi in gioco, sperimentando le tecniche del coaching, un compito per casa:

prova a pensare tre parole che per te identificano il benessere

segnale da qualche parte e la prossima puntata vedremo come poter capitalizzare al meglio questo piccolo impegno.

Articolo in quattro puntate (1. False credenze [N. 168 del 31/5/23] - 2. Cosa è il wellbeing [N. 172 del 28/6/23] - 3. D.A.R.C.I. le palestre del wellbeing [N. 174 del 19/7/23] - 4. Allenare il wellbeing [N. 176 del 13/9/23])


Articolo scritto per "ISPER HR Review" - n° 168 del 31 Maggio 2023 - da Angelo Zega

Immagine di apertura: foto di Foundry Co da Pixabay
Frecce: elaborazione su foto di Veronica Bosley da Pixabay