Area
Benessere, psicologia e diversità nel lavoro

Topic
Competenze

Rossella Cardinale

N° 41

24 novembre 2025

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Ricambio generazionale: come tenere insieme cultura, competenze e reputazione

Rossella Cardinale

Il mercato del lavoro italiano sta invecchiando, mentre le nuove generazioni fanno fatica a trovare spazi e percorsi chiari di crescita.

In questo scenario, il ricambio generazionale non è più solo una questione di turn over, ma di continuità di cultura, competenze e reputazione.

Ed è un terreno decisivo per le scelte strategiche delle organizzazioni tra vincoli giuslavoristici e responsabilità sociale.

Secondo il Rapporto sulla Longevità 2024 di Silver Economy Network in Italia la popolazione over 55 è cresciuta di oltre il 34% negli ultimi vent’anni, con più di 6 milioni di persone in più in questa fascia d’età, in misura ben più ampia rispetto all’incremento complessivo della popolazione pari al 3,5%.

Lo stesso trend si riflette nel lavoro: il tasso di occupazione nella fascia d’età 55-64 anni (+1,7 punti percentuali, rispetto al 2023) nel 2024 è uguale al 59,0 per cento.

Questo significa due cose molto concrete:

  • molti ruoli chiave sono in mano a lavoratori senior che si avvicinano alla fase di transizione o uscita;
  • il passaggio di consegne non sarà un episodio isolato, ma un processo strutturale che impatterà intere funzioni e business unit.

Se non viene governato, il rischio è la perdita di memoria organizzativa, di competenze critiche e di relazioni costruite nel tempo con clienti e stakeholder.

Se viene accompagnato in modo intenzionale, il ricambio generazionale può invece diventare una leva di innovazione e continuità: le nuove generazioni portano sguardi, linguaggi e sensibilità diverse, mentre i senior trasferiscono saperi, valori e “il modo di fare le cose” che sostiene la reputazione aziendale.

Dal turn over al passaggio di testimone: le leve concrete

Passare da una logica di semplice sostituzione (“chi mettiamo al suo posto?”) a quella di passaggio di testimone richiede alcune scelte precise:

  • Piani di successione reali, non solo nominali Identificare per tempo i ruoli critici (non solo apicali), mappare le competenze chiave, individuare possibili successori e costruire per loro percorsi di sviluppo, affiancamento e responsabilizzazione progressiva.
  • Mentoring intergenerazionale e reverse mentoring I senior diventano mentori sul “come funziona davvero l’organizzazione”, mentre le nuove generazioni possono portare competenze su digitale, nuovi linguaggi, DEI, sostenibilità. Il mentoring non è un orpello “soft”, ma uno strumento di gestione del rischio: riduce lo shock del passaggio e protegge cultura e know-how.
  • Knowledge transfer strutturato Exit interview approfondite, job shadowing, co-working intenzionale nei mesi di transizione, comunità di pratica in cui le generazioni si confrontano su casi reali: l’obiettivo non è “scaricare” ciò che è contenuto nella testa delle persone in un documento, ma costruire ambienti di apprendimento reciproco, dove il sapere diventa patrimonio condiviso.

Quando questi strumenti mancano, l’azienda e in particolar modo la funzione HR, si trova spesso nella posizione di “spegnere incendi” all’ultimo minuto.

Quando ci sono, il ricambio diventa un processo prevedibile, pianificabile e comunicabile, con benefici tangibili su engagement, retention e attrattività.

Continuità, DEI e rischi giuslavoristici: perché non è solo un tema “soft”

Ricambio generazionale sostenibile significa anche evitare due derive opposte:

  • la marginalizzazione implicita dei lavoratori senior (esclusi dai percorsi di crescita, “parcheggiati” in attesa della pensione);
  • l’aspettativa che le nuove generazioni “si adattino e basta”, senza riconoscere le loro esigenze di sviluppo, flessibilità e significato.

Qui entrano in gioco due dimensioni decisive:

  • Il quadro giuslavoristico: la gestione di scivoli, prepensionamenti, riorganizzazioni, accordi individuali e collettivi non è neutrale. Servono scelte conformi alla normativa, ma anche coerenti con i valori dichiarati dall’azienda.
  • La prospettiva DEI: in relazione a età, genere, percorsi di carriera, condizioni familiari, il ricambio può ampliare o restringere le disuguaglianze. Ad esempio, se i ruoli ereditati restano concentrati su profili simili tra loro (stessa età, stesso background, stesso gender), la promessa di inclusione rischia di restare retorica.

In altre parole, il modo in cui un’organizzazione accompagna chi entra, chi cresce e chi esce diventa un “test di coerenza” rispetto ai suoi valori di equità, inclusione e responsabilità sociale.

“La cultura si mangia la strategia a colazione”, recita un celebre adagio manageriale, spesso attribuito a Peter F. Drucker.

Al di là dell’attribuzione precisa, il messaggio è chiaro: nessun piano di successione o di ricambio generazionale funziona se non è sostenuto da una cultura che valorizza il passaggio di testimone, il trasferimento di saperi e la responsabilità verso le persone.

Non è un caso che gran parte della riflessione sul management moderno nasca proprio dal lavoro di Peter F. Drucker, autore di classici come The Effective Executive: The Definitive Guide to Getting the Right Things Done o di Gestire se stessi. Le chiavi del successo.

Nei suoi testi ritorna un punto chiave: le organizzazioni esistono grazie alle persone e alla qualità delle decisioni che prendono, non solo grazie ai piani strategici.

E nei passaggi di consegne questa verità diventa concreta.

Per sciogliere questi e altri nodi abbiamo organizzato il Web Focus HR Live su Zoom “Ricambio generazionale e continuità di cultura, competenze e reputazione. Strategie HR per successioni sostenibili e trasferimento di cultura”, in programma Martedì 16 dicembre 2025, dalle 16.30 alle 17.30.

Dialogheremo con:

  • Alessandra Rovescalli, avvocata giuslavorista in Milano, per esplorare implicazioni legali, strumenti contrattuali e tutele nelle fasi di transizione e successione;
  • Alessia Ruzzeddu, Responsabile Diversity, Equity & Inclusion and DEI Culture presso Autostrade per l’Italia, per capire come integrare prospettiva DEI, culture aziendali plurali e nuove generazioni nelle strategie di ricambio.

Sarà uno spazio operativo, pensato per chi in azienda deve tenere insieme compliance, people strategy e sostenibilità di lungo periodo.

Perché la domanda da porsi è una sola: “Come sta gestendo oggi la mia organizzazione il passaggio di testimone tra generazioni: come un semplice rimpiazzo di persone o come un’occasione per decidere consapevolmente quale cultura, quali competenze e quale reputazione vuole consegnare al futuro?”


Articolo scritto per "ISPER Prospettive HR" - n° 41 Novembre 2025 - da Rossella Cardinale